Mi scuso per il ritardo con cui riporto le notizie, ma un bizzarro irrigidimento delle mani successivo alla gara regionale mi ha impedito di essere più sollecito.

Nei giorni 23-24/2/2013 si sono svolte le finali regionali del Lazio al centro federale “Palafitarco” in Roma.

Uscendo dal parcheggio ho trovato dell’assembramento: gli arcieri si esercitavano in una sorta di “limbo” (sembra facesse parte del riscaldamento) , per superare il nastro di delimitazione tra impianto e parcheggio, teso all’ occorrenza dagli organizzatori. Solo un arbitro, nell’occasione arciera, si rifiutava di sottoporsi al “gioco”, asserendo: “non ha senso…… il nastro è troppo alto”. All’ingresso dell’impianto la mia unica preoccupazione era quella di superare il check –in. Le sette mutande che avevo previdentemente indossato, anche se nascoste dalle sette calzamaglie, potevano fuorviare gli addetti ed impedirmi di gareggiare. Fortunatamente tutto andava per il giusto verso e una volta superate le formalità dell’accreditamento potevo procedere. Prima di entrare nel salone di gara, per problemi di incontinenza, mi trovavo nella condizione di dover espletare i miei bisogni fisiologici. Entrando nel locale WC notavo degli animali di gomma ammassati di lato. Gli animali dovevano servire per la gara successiva di 3D sperimentale. Unica stranezza: gli animali erano tutti pinguini.
Accedendo nella “sala tiri” si notavano arcieri che indossavano zuccotti, giacche a vento e panta-vento (tutti con colori rigorosamente sociali).
In lontananza un movimento come di un nugolo di formiche che cerca di arrampicarsi verso la cima del formicaio. Erano arcieri che si accalcavano, cercando di avvicinarsi il più possibile alle fonti di calore a forma di fungo. Un incaricato della Wada alla vista di tutti quei nasi rossi, minacciando squalifiche, obbligava gli arcieri ad alitare affinché potesse fare i dovuti controlli. Approfittando della situazione l’organizzazione spegneva momentaneamente le stufe. Finalmente i fischi del direttore dei tiri dava inizio alla disputa. Durante la gara si udivano lamentele dei soliti “criticoni intolleranti” e tra i più smaniosi c’era anche chi diceva: “mò me sparo ‘na “M” mica vojo arischiamme li scontri finali!”. Tra un black-out e l‘altro con disappunto dei soliti intransigenti, si arrivava a fine gara.
Probabilmente il freddo stimolava l’appetito delle circa 200 persone tra arcieri, visitatori e addetti vari che come uno sciame di cavallette si gettava sulle abbondanti libagioni (ben 3 vassoi. Li ho contati!) , preparate per l’occasione dall’organizzazione. Un paio di addetti alla distribuzione, mangiando e osservando alcuni arcieri ritardatari che si contendevano l’ultimo sandwich, si dicevano costernati e si giustificavano asserendo che lo sciame di cui abbiamo parlato, non aveva lasciato neanche una briciola del sontuoso pasto. Rimanevano sui tavoli solo bevande; “orangiotta”, acqua a iosa (l’economia non è di casa) e “pupzzi-cula” (stranamente intatta), acquistate senza lesinare in un famoso discount.
Tra le tante note positive dobbiamo segnalare l’exploit di un nostro accreditato arciere, che trovato il giusto allineamento, non lo perdeva per tutta la prima serie e gli consentiva di essere nettamente al comando della gara. Nell’intervallo qualcuno avvicinava una fonte di calore sulla linea di tiro e benché “il nostro” abbia conquistato ugualmente l’oro, non ha potuto ripetere la sensazionale impresa d’inizio gara.

Novità per l’anno prossimo. Per il prossimo anno si annunciano importanti novità. Secondo le asserzioni di un noto meteorologo, nei giorni previsti per la tradizionale gara è prevista neve. Si pensa quindi di togliere il telone che ricopre il palafitarco e organizzare una gara di “sky-arc”. Unico problema; viste le ridotte dimensioni del campo di gara, si è pensato di sostituire gli ingombranti sci, con dei big-foot (molto di moda nel trentennio passato). Per quanto riguarda la ristorazione, vista la disponibilità degli arcieri: ognuno porti qualcosa!

 

Il triturapaglioni