Appia Antica (Regina Viarium) Piantina storica del percorso

LA NATURA - LA STORIA - LO SPORT

L’arco è uno strumento antico, forse l’arma che ha attraversato le epoche rimanendo pressoché invariata nell’uso e nella forma.Come una volta, l’arciere di oggi compie gli stessi gesti e probabilmente ha gli stessi pensieri un attimo prima di scoccare la sua freccia.

Considerare quindi questo sport in un contesto “storico e naturale”, aiuta sicuramente ad apprezzarne le qualità. E’ un’arte che coinvolge emotivamente e quindi quale miglior metodo che calarsi , sia pure per poche ore, nell’atmosfera giusta?

Eccovi dunque un piccolo contributo alla locazione storico-naturale all’interno della quale trova posto il nostro Club e la nostra passione. Abbiamo ripercorso, con l’aiuto di foto e fonti attendibili, il tracciato dell’Appia Antica fino al perimetro odierno del GRA. Questo per offrire al lettore un’immagine quanto più reale possibile dell’atmosfera che permea la nostra fondazione; sicuramente quanto leggerete sarà possibile approfondirlo in altre sedi più specifiche; ma ci è sembrato giusto esprimere il nostro amore per la storia e la natura che risultano fondamentali, a nostro avviso, per la giusta formazione del novello arciere.

Buon viaggio, dunque, all’interno delle vestigia di Roma  e del Parco dell’Appia Antica.

Casaletto antico Tomba dei Frontespizio e Festoni


 

 

APPIA ANTICA  ( REGINA VIARUM )


Ove s’incontrano il colle Celio, l’Aventino ed il Paladino, a fronte della “ curvatura “ ancor oggi visibile del Circo Massimo, si ergeva la porta Capena di Roma ( oggi piazza di P.ta Capena ).
Fu là che il censore Appio Claudio Cieco, della Gens Claudia, a partire dal 312 a. C. iniziò.
A far costruire la Regina Viarum; la più imponente via romana avrebbe percorso, attraverso le campagne laziali e poi giù fra le terre campane e l’odierna Puglia, un tratto sostanzioso della penisola italica sino a Brindisium ( l’odierna Brindisi ).

Passeggiare oggi sull’Appia Antica, significa immergersi in sussurri di antiche vestigia che, complice il verde poetico del Parco dell’Appia, sono una gioia per gli occhi dell’appassionato , ma anche del semplice viandante domenicale.

Dopo un primo assaggio di antico costeggiando il Mausoleo degli Scipioni ( III secolo  a. C  )

Mausoleo degli Scipioni Arco di Druso


MAUSOLEO DEGLI SCIPIONI

L’ Arco di Druso ( 9 a. C ), raggiungiamo la Porta San Sebastiano edificata intorno al 275 a.C.a proseguodelle mura Aureliane. E’la porta meglio conservata dell’antica cinta dell’Urbe. Siamo ora nel pieno dell’antica strada romana, ce lo indica austeramente la colonna del primo miglio, che

Campeggia ,in copia sulla destra dell’antico lastricato rigorosamente in marmo travertino( marmo estratto e lavorato nella zona in provincia di Roma ); le sue iscrizioni ricordano gli imperatori Vespasiano e Nerva, che restaurarono la strada. Una curiosa fontana ricavata da un sarcofago, è posta a sinistra pochi metri prima della colonna


Porta San Sebastiano Primo miglio



E’ interessante notare come le epoche si siano succedute, su questo antico percorso, sino ad intrecciarne, sovente,le opere e gli edifici: non è strano notare i resti di un mausoleo “ incastonati “

In un’antica casa. Ma proseguiamo il nostro percorso ideale giungendo al Sepolcro di Geta, sulla sinistra , ed ancora la chiesetta del “ Domine Quo Vadis ?” dove un bivio a tridente ci introduce alle catacombe di S. Callisto ( sorte verso il termine del II secolo. Prendono il nome del diacono Callisto I, preposto da Papa Zefirino all’amministrazione del cimitero stesso ed ospitano ,fra le altre,le spoglie di nove pontefici)al centro e, sulla destra, devia verso la via Ardeatina. La ReginaViarum, invece, prosegue sul lato sinistro.

Antica Casa Quo Vadis


Ecco  dunque il vicolo della caffarellache introduce all’omonimo parco nei cui pressi troviamo la cappella di Reginald Poe ed il C olombario dei liberti di Augusto, caratteristica costruzione tempestata di aperture ad oblò.

Parco della Caffarella Colombario dei Liberti

Il complesso di Massenzio, a questo pumto, è per importanza ed imponenza, simbolo di antiche vestigia nel cuore del Parco della Caffarella;costituito da tre differenti destinazioni(il circo, la residenza ed il tempio di Romolo), esso fù edificato in quattro fasi costruttive.Il primo nucleo risale al I sec. a.C. la seconda in età Giulio-Claudia per i ninfei e la cisterna, la terza al tempo della  edificazione del Triopio di Erode Attico ( II sec.)e la quarta fase al tempo, appunto, di Massenzio imperatore che trasformò la villa in residenza imperiale ed essere la basilica, il circo ed il mausoleo.


Complesso di Massenzio Massenzio

Sempre nel Parco, si ammirano i resti della Tomba di  Cecilia Metella, senza dubbio il monumento meglio conservato della via Appia. Un tamburo circolare ( diametro 29,5 metri, altezza 11 metri) che si colloca sopre un basamento quadrangolare in calcestruzzo spoglio,ormai, dei rivestimenti esterni.

Nel 1303 fù costruito a ridosso del mausoleo il Castrum Castani, residenza abitativa di evidenti contenuti difensivi, che dona a ciò che vediamo oggi quella parvenza ibrida di stili risalenti ad epoche cosi distanti . Nelle epoche successive, il mausoleo passò di famiglia in famiglia, finchè A.Munoz (1909-1913) non si fece carico di risistemare oggetti rinvenuti un poco ovunque e negli scavi adiacenti forte Appio cercando il bandolo di una coerenza storica attendibile.


Tomba di Cecilia Metella Tomba di Cecilia Metella


 Proseguendo sull’Appia sul fianco destro ed in corrispondenza del parco della Caffarella,incontriamo la chiesa di S.Sebastiano (risistemata dall’architetto Flaminio Ponzio nel XVII) che ospita una pregevole statua marmorea del Santo, realizzata dallo scultore Giuseppe Giorgetti in base ad un’idea del cardinale Francesco Barberini. Di fronte alla chiesa al centro di  una piccola piazzetta, si erge una colonna commemorativa eretta da Pio X tra il 1903 ed il 1914.

 

Chiesa di San Sebastiano
Colonna Pio X


 Poco più avanti, immersa nel verde, la chiesa di S. Nicola,di epoca romanica. Ecco dunque al bivio fra Appia Antica e via dell’Almone; esso è perno,su due lati, del parco della Caffarella e ci introduce nel proseguimento dell’Appia,a tre siti ed altrettanti mausolei antichi (due dei quali inglobati in residenze private successive )Il primo è quello detto” Torre di Campo di Bove”  (discretamente conservato, è detto anche “ della targa” perché incastonata un’epigrafe dedicata all’astronomo padre Angelo Secchi che nel 1855 attuò rilevazioni per la rete geodetica lungo l’asse della via Appia partendo da questo punto per giungere nei peressi di Frattocchie)

 

Chiesa di san Nicola Torre di Capo di Bove

A questo punto, la densita’ di spoglie e monumenti antichi si fa piu’ consistente; in questa sede. Per ovvie ragioni di spazio e tematiche, daremo indicazioni sulle vestigia salienti, rimandando per gli approfondimenti ai siti specifici del Parco.

 

Attualmente occupato da autorità militari, al quarto chilometro della Regina Viarum, eccoci a Forte Appio costruito tra il 1877 ed il 1880 su di una superficie di 16,5 ettari. Al suo interno trovano posto diversi monumenti funebri come il Sepolcro dei Servili, di Seneca( istitutore di Nerone ed accusato di aver partecipato poi alla congiura contro di lui, gli fù imposto di suicidarsi). Proseguendo si nota il Sepolcro dei figli di Sesto Pompeo, costituito da una ricostruzione attribuita al Canova di frammenti marmorei riportati un’epigrafe del padre straziato dal dolore per la perdita dei suoi figli. Di seguito i resti del Tempio di Giove ( II sec. ) poco rimane dell’abside e del quadriportico che lo costituiva.

Sepolcri a Forte Appio Sepolcro del figlio di Pompeo

A seguire possiamo giovarci della visita a molti monumenti sepolcrali in vario stato di  conservazione: al primo sec. a. C. risale la Tomba dei Licini con l’antica targa che ricorda appunto il nome della “ gens “ relativa la tomba di Ilario Fusco ( in copia, l’originale si trova al museo nazionale romano ); il sepolcro di Secondino, dei Rabirii…. Sino a giungere alle tombe del Frontespizio e dei Festoni costruita in “lapis albanus”ossia marmo peperino: Essa è ornata da figure di putti che sorreggono ghirlande ( di qui il nome ).

Eccoci giunti nei pressi di un colombario risalente forse al II sec. d.C. è qui che troviamo l’incrocio dell’Appia con via Erode Attico e via di Tor Carbone,pocol’ennesimo monumento funerario.

 
Tomba dei Licini Tomba di Ilario Fusco


Il V miglio dell’asse viario ci introduce in un’area disseminata di frammenti di targhe ed iscrizioni: Alla  agens Anicia, di P. Cucurio Filocle e quella dei Tre Liberti ebrei,ai piedi di un sepolcro.

Proseguiamo lasciandoci alle spalle altri frammenti di antiche stele ed iscrizioni sino alla tomba degli  Orazi e Curiazi che seguono il famoso tratto con la “doppia curva” della Regina Viarum. Più avanti si erge ciò che resta della Villa dei Quintili. Era una villa immensa, più vasta su tutte quelle del suburbio romano dopo villa Adriana. Era cosi grande; e le rovine cosi estese, che nei secoli scorsi si pensava che qui fosse esistita addirittura una città, alla quale si dava il nome di “ Roma Vecchia “, lo stesso nome che hanno anche altre grandi ville del suburbio romano,come la villa dei Sette Bassi e la villa dei Gordiani.

Targhe dei tre Liberti Villa dei Quintili

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Ancora dopo, troviamo Casal Rotondo, il più grande sepolcro della via Appia Antica, quindi l’incrocio fra via di Casal Rotondo e via di Torricola ( area verde ove è ubicato il nostro Club.

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Sepolcri di Casal Rotondo Sepolcro di Casal Rotondo


Dal VI al VII miglio, la via è disseminata di tantissime altre rovine che, come già dicevamo, sarebbe ingiusto descrivere sommariamente. La via Appia , ovviamente, raggiunge Brindisi, ma noi qui ci fermiamo al confine moderno del GRA,poco dopo Torre Selce ( eretta nel XII sec. ) ed il mausoleo a piramide non distante dalla villa dei Quintili…

Torre Selce Mausoleo a Piramide



Nel comprensorio del Parco, poco distante dalla via Appia Antica si erge l’acquedotto romano dell’Appio Claudio costruito nel 312 a.C. Il condotto era in grado di soddisfare il fabbisogno idrico della città di Roma e del suo suburbio.

 

Acquedotto Acquedotto

Quella che ha animato questa descrizione davvero sommaria, è stata l’idea di calarvi per quanto possibile nelle antiche atmosfere che permeano le campagne che circondano il nostro circolo sportivo; atmosfere che contribuiscono non poco alla serenità uno sport dalle rsdici egualmente avite che non poteva trovare una collocazione migliore che quella in cui oggi abbiamo la fortuna di scoccare i nostri strali….!  Sperando oltremodo, di recare meraviglia e voglia di complicità in chiunque legge queste poche righe.


L’Associazione ringrazia gli Arcieri :

Lorenzo Pellegrino, Fiorello Casimirri, Giulio Fontana e tutti coloro che hanno collaborato alla ricerca, alla stesura ed al servizio fotografico.